Provate ad andare presso la cattedrale (chiesa madre) e farvi un giro nell’area archeologica. Provate ad osservare le strutture monumentali rinvenute dallo scavo archeologico del 1991/92 effettuato da Marcello Rotoli e Carlo Ebanista. Rimarrete a bocca aperta nel comprendere le stratificazioni che fin dall’epoca sannita hanno scandito la storia di questo importantissimo centro dell’appennino meridionale.
Fin nella prima epoca repubblicana romana Frigento rivestì un ruolo fondamentale. Le poche tracce superstiti le possiamo osservare presso le cisterne romane in via San Giovanni, il resto ce lo racconta un’enorme iscrizione monumentale che ricorda la costruzione di un muro di cinta dell’insediamento, di porte di accesso, di un foro, di una porticus, di una curia e di una cisterna. Queste opere furono fatte eseguire da C. Quinzio Valgo, lo stesso che finanziò la costruzione delle mure di Aeclanum dopo le distruzioni operate da Silla nell’89 a.C. e che edificò il theatrum tectum e l’anfiteatro a Pompei!!
Questa iscrizione è stata oggetto negli anni di diverse interpretazioni rispetto alla sua collocazione e dedicazione. Personalmente ritengo inequivocabile la sua esclusiva appartenenza all’insediamento frigentino. Essa fu rinvenuta murata in una colonna della cattedrale ed oggi è possibile ammirarla presso il palazzo De Leo esposta insieme ad altri importanti reperti nel nuovo museo in via Vasoli.
Provate poi ad immaginare la meraviglia delle pitture che dovevano decorare la chiesa altomedievale attestata già dal VIII-IX secolo d.C., in epoca longobarda, e le successive riedificazioni attestate fra l’XI e il XII sec., quando l’abside della prima chiesa venne utilizzata come cripta della chiesa normanna, fino alla prima metà del Settecento quando l’intera cattedrale fu riedificata interrando i resti delle strutture precedenti.
Attestata dalle fonti scritte gia dal 754 è anche la chiesa di San Marciano al di fuori delle mura. La chiesa risulta in connessione con strutture più antiche rinvenute dalle indagini archeologiche effettuate presso i giardini della scuola media pochi anni orsono. Queste indagini attesterebbero (probabilmente) una fondazione più antica del luogo di culto sorto in un area necropolare formata da tombe alla cappuccina (tipiche dell’età tardo-antica) e di sepolture di uomini liberi longobardi rinvenuti con corredi di armi. Sono visibili all’interno delle strutture della chiesa importanti frammenti di iscrizioni monumentali classiche che dovevano ospitare lettere in bronzo.
Le ultime indagini archeologiche sono state effettuate l’anno scorso in assistenza ai lavori di scavo per la risistemazione delle strade presso il centro storico in cui sono state rinvenute strutture relative alle cisterne romane di via San Giovanni ed emergenze murarie attinenti l’edificio termale, già in parte rinvenuto negli scavi di M. Rotili presso la chiesa di San Pietro nell’omonima strada.
Gli scavi hanno messo in luce anche un busto di statua classica, ora esposta presso il neonato museo di palazzo De Leo.
Di questi scavi siamo però in attesa di una pubblicazione ufficiale.
Queste sono solo poche notizie scritte alla rinfusa che non tengono conto della complessità interpretativa dell’insediamento frigentino. Diverse pubblicazioni che illustrano le indagini effettuate negli anni si possono facilmente reperite, dai contributi dell’ottocento di Mommsen e Jannacchini passando per Colucci Pescatori, Onorato, e i più recenti Fedele-Forgione-Giovanniello (con un importante focus sull’epoca preistorica), fino ai già citati Rotili ed Ebanista per il contesto tardo-antico e medievale.
La conoscenza della storia porta ad un rispetto del presente. L’eredità che ci è stata lasciata è tanta. Il senso di appartenenza a questo luogo deve far si che non si perda la continuità narrativa della sua storia e si continui nell’azione di ricerca e studio sulle testimonianze del passato.
Se dimentichiamo il passato ogni futuro è giustificabile, anche la decadenza e l’incuria. Questo Frigento non lo merita.